Multiculturalità a scuola

La paura – scrive Bauman nell’introduzione del suo libro, Il demone della pauraè con ogni probabilità il demone più sinistro tra quelli che si annidano nelle società aperte del nostro tempo”.
La paura della diversità è, molto probabilmente, una delle evidenze più tristi della nostra epoca e non solo, epoca in cui si praticano, a cuor leggero, l’allontanamento e l’emarginazione di chi è percepito come straniero ed estraneo.
In tal contesto, il diverso è spesso chi appartiene ad una cultura lontana dalla propria e che, talvolta anche inconsapevolmente, viene discriminato e ghettizzato, in nome della difesa di aulici valori della tradizione dominante.
Il suffisso “stra”, all’inizio del termine “straniero”, deriva dalla forma latina “extra”, e rimanda nitidamente l’immagine di qualcosa che “sta fuori” rispetto a “ciò che sta dentro”, sottolineando la lontananza tra mondi e dimensioni disgiunti e perciò differenti, quasi a rimarcare che chi sta fuori non può relazionarsi con chi sta dentro.
Lo straniero viene troppe volte, e dai tempi antichi, etichettato come “colui che non appartiene”, come il “diverso” nella sua accezione negativa, colui di cui è meglio non fidarsi.
Con il passare del tempo, la multiculturalità sta prendendo sempre più piede, le ricche ed intricate interazioni fra culture diverse influenzano la convivenza umana in un processo che oscilla tra una netta tendenza all’universalità e all’integrazione e una feroce tendenza alla separazione, all’emarginazione e alla chiusura.
La tendenza all’apertura verso l’Altro conduce ad una chiara idea di interculturalità, ove l’incontro tra culture diverse permette la fioritura di scambi arricchenti, la partecipazione e la valorizzazione delle differenze; tutto questo é, però, in antitesi con la tendenza alla chiusura, basata sul pregiudizio egoistico e su visioni bigotte che si nutrono di disinformazione e di intolleranza, fino a spingersi ad atti di mera violenza.
Questa fluttuazione tra tendenza all’apertura e tendenza alla chiusura è una partita che si gioca anche, e soprattutto direi, tra i muri delle nostre scuole, scenario crudo di relazioni che si diramano sul filo dell’indifferenza nei migliori dei casi, e sulla proclamazione delle differenze nella fredda quotidianità di sempre.
La sfida educativa dei nostri giorni si traduce nella progettazione di un futuro di solidarietà, di cooperazione e di accettazione dell’Altro, chiunque sia l’Altro, qualunque sia la differenza, in nome della proclamazione della grande ricchezza della diversità, una diversità che permette di sopravvivere perché si fa portavoce dell’unicità e dell’irripetibilità di ciascuno di noi.
In tal ordine di idee, pertanto, la scuola diventa luogo di crescita, capace di soddisfare e di gestire il bisogno di dimensione interculturale, attraverso la trasmissione di concetti come il dialogo, la reciprocità nelle relazioni, l’ascolto empatico dell’Altro, l’accettazione in un’ottica di riduzione delle differenze e accentuazione della ricchezza culturale ed umana.
Per far sì che quanto detto non rimanga solo un buon proposito scritto nero su bianco, è importante rimboccarsi le maniche per ridisegnare, con coscienza e professionalità, il progetto che può permettere un profondo incontro umano e culturale in cui la diversità non è più un nemico da azzerare e da nascondere, quanto piuttosto un punto di forza da evidenziare, nelle sue sfaccettature più colorate.
In questo processo di crescita e di cambiamento, un ruolo significativamente importante appartiene agli adulti di riferimento dei ragazzi che vivono le scuole, in nome di un’integrazione autentica che si basi sull’accoglienza, sulla condivisione, sul riconoscimento empatico delle emozioni altrui.
L’intento è di promuovere un concetto di benessere di ciascun ragazzo, in una prospettiva di identità culturale integrata, che permetta di sviluppare la capacità di far emergere il miglior equilibrio possibile nell’ambiente scolastico e che poi, successivamente, possa essere traslato nella società tutta.
Il ragazzo educato al benessere, e che non osserva le diversità con occhio guardingo e sospettoso, ha imparato a guardare ogni fenomeno da svariati e diversificati punti di vista e ha acquisito l’abilità a vivere in armonia con se stesso e con le proprie aspirazioni, nella sana integrazione e cooperazione con le persone che incrocia lungo il suo percorso esistenziale.
Per un saldo sviluppo dell’identità personale intrecciata ad uno sviluppo integro e funzionale dell’identità culturale e gruppale, è fondante spingere i i bambini e i ragazzi verso l’esplorazione creativa e consapevole delle proprie potenzialità e delle proprie Life Skills, nell’anticipazione di eventuali radicalizzazioni di rigidità di schemi comportamentali e di stereotipie disfunzionali, terreno fertile per pregiudizi e visioni distorte e fuorvianti di se stessi, degli altri e del mondo.
Pertanto, in un periodo di vita in cui chi è in fase di maturazione scopre con stupore e meraviglia i risultati delle proprie sperimentazioni, è necessario proporre un modello educativo che miri alla crescita psicofisica e sociale ma anche culturale, col fine di favorire il dispiegamento di una soddisfacente capacità nell’instaurare relazioni interpersonali solide e serene, con chi è culturalmente più vicino ma anche con chi, evidentemente, è portatore di preziose differenze culturali.
In tale prospettiva, si sostiene una crescita e uno sviluppo nel pieno rispetto della propria persona e dell’Altro, valorizzando la diversità in quanto ricchezza e risorsa da cui sapientemente attingere.
Lo scopo ultimo di chi interviene nel piano progettuale educativo delle future generazioni è di aiutare la persona, fin dalla primissima infanzia, a costruire e a far affiorare abilità cognitive, emozionali e relazionali per predisporsi ad un benessere personale ed interpersonale in senso ampio.

Dott.ssa Rosetta Cappelluccio
Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale
Docente e supervisore Istituto A.T Beck Roma e Caserta
Conduttrice gruppi DBT adulti e adolescenti
Consulente tecnico d’ufficio per trauma neglect e abuso
Responsabile ambulatorio psicopatologia ospedale Buonconsiglio Fatebenefratelli Napoli