Le stimmate di Natuzza per comprendere i sigilli di Dio
Paravati parafulmine della vibonesità contro il male nel nome della Vergine e del Cristo. In questo piccolo centro che si lega alla terra militese, la piccola Natuzza (Fortunata) Evolo diventa Crocefisso che dispensa grazie a chiunque si è, nel tempo, rivolto a lei affidandosi alle sue preghiere. Natuzza di Paravati, sin dalla fanciullezza visse il mistero ombreggiato e figurato di Cristo e il suo cuore fu il tabernacolo dell’Onnipotente. In lei giorno dopo giorno il germoglio della fede diventa albero visibile da quattro punti cardinali e le terre dell’Australia, Canada, Stati Uniti, Africa, Europa, Sud America si infiammano nel sentire questo nome carico di paesaneità, che sottolinea l’idea del piccolo quanto del poco significante, della donna qualunque che Iddio sceglie e pone in lei i suoi sigilli: le stimmate.
Cristo impronta una misera donna del popolo con le sue virtù, con il sugello della grazia celeste. I cieli guardano ancora la terra attraverso gli occhi di una donna umile, paziente, buona e santa e fortemente caritatevole: gli altri vengono prima ancora che lei stessa. A tutti Natuzza da giovane quanto da adulta, da figlia e madre dona il suo cuore che, come traducono le sacre scritture significa porgere il proprio affetto. Per tutti diventa il ponte ideale per incontrare Dio. In questo senso, le stimmate di Natuzza, la mistica di Paravati, nella provincia di Vibo Valentia, sono l’artificiosa orazione scritta dalla mano di Dio che proietta l’uomo fuori dai vizi demoniaci del mondo moderno rilegato all’affannosa ricerca di successo, dell’affarismo, delle ricchezze, del benessere assoluto, dell’acciecamento verso quanti, invece, sono emarginati, ai tanti giovani senza lavoro ai quali sembra persino sia stata tolta la speranza.
Le stimmate di Natuzza ecco che divengono messaggi in ogni direzione, specialmente per coloro che devono dare senso alla vita nel campo politico, sociale, economico e religioso. Scritte, preghiere, frasiologie, disegni hanno riempito di sacro le carni di Natuzza Evolo. Linguaggi, segni, simboli che si imprimono su candidi fazzoletti che divengono gloria incancellabile, vessilli di resurrezione perché come dice san Francesco d’Assisi “le Piaghe del Signore sono stelle/ di quelle di lassù più vaghe e belle” . Natuzza si è data tutta a Dio e all’Unico Figlio della Vergine che in estasi incontra e a lei vengono affidate rivelazioni come la realizzazione della Chiesa del Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime. “Cuore” sinonimo di “affetto”, luogo sicuro dove il giusto e il peccatore può trovare riparo dalle tribolazioni e dalle tentazioni.
Attraverso le sue visioni Natuzza apre il contatto con il mondo altro, dove la vita continua nella condanna eterna, purgante o felice in Paradiso e le voci mantengono questa continuità tra vita e morte momentanea. Le stimmate di Natuzza sono figurative e momentanee che si tracciano di sangue in forme di cuore, croce, rosari, ostie, ma anche epigrafiche cioè con iscrizioni presenti sul dorso della mano, dei piedi; in lei sono state presenti anche sulla fronte a ricordo della coronazione di spine di Nostro Signore e anche dorsali di richiamo alla flagellazione subita da Gesù durante il suo cammino verso il Calvario portando sulla spalla il legno della croce il cui segno sofferente è stato vissuto da Mamma Natuzza.
Durante tutti gli anni della sua vita Natuzza ha sofferto e offerto i suoi dolori causati dalle stimmate invisibili e visibili. Le prime iniziate con atroci sofferenze all’interno del proprio corpo durante il periodo di quaresima e i secondi, vissuti durante la Settimana Santa, le interessavano le mani e i piedi, la testa e il costato, la fronte e il volto sanguinante. Una vita, la sua segnata da osservazioni mediche e teologiche dalle quali, alla fine, è emersa solo la sua grande spiritualità.
Prof. Pino Cinquegrana
Antropologo