Ichnusa, ovvero “orma”

La Sardegna è un’isola che stupisce per i suoi contrasti naturali, un piccolo paese fondato su antichissime tradizioni, immerso in una natura selvaggia e incontaminata dalla mano dell’uomo.

E’ da sempre una terra ricca di tradizioni ancestrali e curiose usanze, ma anche di leggende e miti che ne fanno uno dei luoghi più misteriosi ed affascinanti che costituiscono il nostro territorio italiano.

Secondo alcune ipotesi, l’origine del nome di questa terra deriva dal latino Sandaliotis, che allude alla forma di sandalo dell’isola; in realtà, diverse iscrizioni fenicie si riferiscono alla Sardegna con il termine Sardan, mentre per i greci, invece, l’isola si chiamava Ichnusa, ovvero “orma”.

Una delle più interessanti curiosità sulla Sardegna è legata alla bandiera dei 4 mori. Il vessillo, che da sempre rappresenta l’isola, affonda le sue origini medievali e richiama l’antica dominazione spagnola: esso celebra infatti la vittoria degli Aragonesi contro i Saraceni, avvenuta durante la battaglia di Alcoraz nel 1096, e rappresenta quattro teste di moro bendate (simbolo dei re saraceni sconfitti) sulla croce di San Giorgio, secondo la leggenda avrebbe favorito la vittoria degli spagnoli.

Diverse sono le leggende popolari che vengono tramandate alle future generazione nel corso degli anni, grazie soprattutto  ai racconti narrati intorno al fuoco, alcune molto comuni altre meno conosciute, come quelle sulle Janas, le leggendarie fate protagoniste di moltissime storie e abitanti delle celebri domus de janas (sono strutture sepolcrali preistoriche costituite da tombe scavate nella roccia tipiche della Sardegna prenuragica), altre meno conosciute.

Una delle più misteriose leggende sulla Sardegna è certamente quella legata alla figura dell’Accabadora che, secondo la tradizione, si incaricava di praticare l’eutanasia ai malati senza speranza.

Una delle più recenti è invece quella che vorrebbe la Sardegna coincidere con la mitica Atlantide, il continente collocato da Platone oltre le colonne d’Ercole (il canale di Sicilia), punita con un misterioso cataclisma dagli dei invidiosi della grandezza della sua civiltà: un’ipotesi sempre più accreditata dai recenti studi sulle civiltà prenuragiche.

Tra le usanze più conosciute di questa terra c’è certamente quella del Carnevale, tanto amato dai sardi da venir celebrato anche in estate, che poggia le radici su riti di matrice agropastorale antichissimi e che trova la sua espressione più famosa nelle maschere dei Mamuthones. Molto sentite sono anche le celebrazioni di Ognissanti (Is Animeddas) e i riti della Settimana Santa, tra i quali spiccano le processioni degli “Incappucciati”.

La lingua, che costituisce un elemento essenziale della comunità sarda, è un mezzo speciale che consente di potersi sentire parte di una grande collettività: oltre al sardo, che si presenta di fatto come una vera e propria lingua, in Sardegna sono presenti altre due particolarissime minoranze linguistiche. Parliamo del catalano di Alghero e del dialetto Tabarchino di Sant’Antioco.

Paolo Peverini