L’invito a dare oggetti fragili ai bambini di Maria Montessori

L’espressione “aiutami a fare da solo” è quella più sentita quando si parla di Maria Montessori.

La fiducia incondizionata che riservava al bambino e al suo sviluppo spinto dal maestro interiore sono state le rivelazioni che le hanno permesso di costruire ed elaborare tutto ciò che per fortuna ha poi scritto e messo in atto nella sua vita. La vera scoperta fu che il bambino non era un essere vuoto da riempire, ma una creatura in divenire che aveva già in sè tutte le risposte. Il ruolo dell’adulto era un “aiuto alla vita” e non un “sostituirsi al bambino” nel pensiero e nello sviluppo.

“La mano è quell’organo fine e complicato nella sua struttura,che permette all’intelligenza non solo di manifestarsi,ma di entrare in rapporti speciali coll’ambiente: l’uomo,si può dire,”prende possesso dell’ambiente con la sua mano” e lo trasforma sulla guida dell’intelligenza,compiendo così la sua missione nel gran quadro dell’universo. Tutto questo dimostra come nel subconscio dell’umanità è sentita la mano quale manifestazione dell’io interiore. Che cosa si potrebbe immaginare di più sacro e di più meraviglioso che lo svolgersi nel bambino di questo “movimento umano”! Nessuna manifestazione dovrebbe essere accolta con più solenne aspettativa.
Il primo avanzarsi di quella piccola mano verso le cose, lo slancio di quel movimento che rappresenta lo sforzo dell’io di penetrare nel mondo, dovrebbe riempire l’animo dell’adulto di ammirazione. L’uomo invece ha paura di quelle mani piccoline tese verso gli oggetti senza valore e senza importanza che lo circondano; e si atteggia a difesa degli oggetti contro il bambino. Egli si affanna a ripetergli: non toccare,come gli ripete: non muoverti, non parlare!
E in questo affanno tra le tenebre del suo subconscio, si forma e delinea una difesa per cui chiede aiuto agli altri uomini, come se dovesse lottare occultamente contro un potere che assale il suo benessere e il suo possesso. “


Maria Montessori “Il segreto dell’infanzia

Da queste parole comprendiamo bene l’importanza dei movimenti della mano del bambino. Siamo pronti a fargli fare conti di matematica convinti che sviluppino l’intelligenza, ma non a fargli maneggiare un bicchiere di vetro senza prima dirgli con assoluto pregiudizio: “non lanciarlo!”

Permettere al bambino di utilizzare oggetti reali, frangibili, ha tantissimi messaggi intrinsechi:

  • E’ un modo per dirgli: ho fiducia in te.
  • Permettergli di comprendere le caratteristiche tecniche di quell’oggetto: il tipo di materiale, il peso, la temperatura, la frangibilità o meno, il volume.
  • Permettergli di sviluppare la sua coordinazione motoria. È necessario infatti un certo sforzo e un certo movimento per mantenere l’oggetto senza farlo cadere o per utilizzarlo nel modo corretto. Come potrebbe comprenderlo se non esercitandosi?
  •  Permettere alla sua mano di eseguire movimenti nuovi, sviluppare la sua raffinatezza ed esercitare la forza.
  • Comprendere l’uso di quell’oggetto.

Tutto questo lavoro attorno ad un oggetto voi come lo definireste se non “moto d’intelligenza”?
Pensate a quante capacità può attingere il bambino in un solo atto: l’esplorazione.

Torniamo come sempre alla prima grande regola per un vivere sereno e gioioso insieme al nostro bambino: la preparazione dell’ambiente.

Se non volete che tocchi alcuni oggetti a cui tenete particolarmente metteteli nel ripiano in alto, ma allo stesso modo, dove avete lasciato quel posto vuoto, mettete un oggetto altrettanto bello e invitante che possa essere sperimentato dal bambino senza la vostra esitazione.
Provate a pensare a cosa potrebbe accadere se uno di questi oggetti dovesse cadere:
-si rompe
-il bambino si ferisce
-non si rompe
-fa rumore
-il bambino si spaventa
-il bambino resta stupito
-il bambino piange

Un’altra grande difficoltà dell’adulto è quando vede il bambino ripetere un’azione che per lui non ha senso: per esempio spostare un oggetto da un posto all’altro per poi riportarlo nello stesso posto di prima. O aprire e chiudere una scatolina per venti volte. Rimanere ad osservare senza commentare o intervenire in alcun modo è molto difficile per un adulto. Ma queste vengono definite “azioni elementari “ da Maria Montessori che le considera come “i primi balbettii dell’uomo lavoratore”. Con questo si intende un tempo di preparazione in cui il bambino sperimenta un dato movimento senza apparente motivo, ma da lì affina la capacità per un lavoro vero e proprio che farà in seguito. A tal proposito Maria aveva previsto dei lavori per questo periodo di preparazione dei bambini molto piccoli che svolgono appunto la funzione di “preparare” la mano e la volontà del bambino ad un lavoro futuro. Se tutto questo viene compreso grazie alla logica, nella pratica avviene molto spesso che il bambino venga interrotto o addirittura sostituito dall’adulto.

Laddove l’adulto abbandona i pregiudizi e abbraccia con fiducia il bambino, Egli si mostra in tutta la sua grandezza.

Impedire al bambino di compiere il lavoro per cui è stato chiamato dal maestro interiore per paura che rovini un oggetto, significa “reprimere la sua crescenza, mortificare interiormente la sua personalità , come lo si condannasse a diventare muto”.

Lasciamo dunque al bambino un ambiente adatto in cui muoversi e sperimentare, in cui esprimere le sue competenze e raffinare i suoi movimenti.

Che la sua piccola mano possa muoversi con ignara coscienza verso l’esplosione della sua intelligenza.

Emilia Prisco
Giornalista