Le quattro braccia della fede e il calvario pentacrociato di Francavilla Angitola

Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a Oriente […] l’albero della vita in mezzo al giardino. Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino, poi di li si divideva e formava quattro corsi. Il primo fiume si chiama Pison […] il secondo fiume si chiamava Ghicon, esso scorre attorno tutta la regione d’Etiopia […]il terzo fiume si chiama Tigri […] il quarto fiume è l’Eufrate.  Nel giardino dell’Eden è posto l’albero della vita, simbolo di immortalità la cui essenza diverrà la Croce, dalla quale Gesù riscatterà l’umanità dalle tenebre e nella Risurrezione lo renderà immortale. (Gn 2,8-14)

 

Io sono la risurrezione e la vita;

chi crede in me, anche se muore, vivrà;

chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. (Gv 11-24)

 

Passo dopo passo, nei sacri testi  il progetto di Dio assume linguaggi multipli: atti di fede (il sacrificio richiesto ad Abramo); richiesta di ubbidienza (I Dieci Comandamenti); insegnamenti comportamentali (attraverso l’uso delle parabole); la Nuova Alleanza tra Dio e l’uomo (attraverso il momento dell’Ultima Cena) che culminerà con la crocifissione dell’Unigenito polarizzato nell’Adam geometrico:

 

A (natolě)- Oriente – Est

D (ysis) – Occidente – Ovest

A (rectos) – Settentrione – Nord

M (esembria) – Meridione – Sud

 

Ed ecco che nella Croce i primi cristiani  videro il segno della redenzione universale, lo strumento privilegiato con cui Dio ri-visita la creazione cosmica caduta e perduta nel caos, per colpa di Adam, il cui nome è associato alla Croce:

 

I =ησούξ = I                  (ěsous) Gesù

χ=ρστόξ = Ch       (ristos) Cristo

θ=εος     = Th      (eu)      di Dio

Υ=ίος     = Y        (iòs)     Figlio

Σ=σοτηρ= S                   (ōtēr)   Salvatore

 

Una lettura esegetica del notariqôn (acrostico) che da origine ai quattro punti cardinali, che esaltano le dimensioni del mondo nel nome di Gesù Cristo di Dio Figlio Salvatore. Per la sua sacralità si celebrano feste come l’Esaltazione della Croce (14 settembre), si cantano inni come:  Crux, spes unica. Il legno della santa Croce si vuole provenga da un albero piantato a Seth sulla tomba di Abramo. Per altri è la composizione del legno di ulivo (parte verticale) e del cedro (parte orizzontale) una lettura che rimanda alla cultura cristiana (l’ulivo) e quella ebraica (il cedro). Nella sua dimensione simbolica, il piede della croce piantato in terra significa: la fede basata su fondamenta profonde; il ramo superiore indica la speranza che sale verso il cielo, la larghezza della Croce esprime la carità che si estende fino ai nemici, la sua lunghezza è segno di perseveranza fino alla fine. Il Calvario posto l’ingresso in ogni paese della Calabria a ricordo della posizione del Golgota rispetto alla città di Gerusalemme annuncia tutto questo. Nella sua struttura antica rientra quale arte popolare, patrimonio della civiltà contadina, sintesi narrativa  della cattura, flagellazione, crocefissione, deposizione dalla croce, sepoltura e Risurrezione di Nostro Signore. Edicola sormontata con una croce o con due quanto con tre o cinque il calvario riassume  il dramma del figlio di Dio e, in questa dimensione, racchiude  il tempo e lo spazio sacro che vive ogni comunità  nella sua identità dialogativa: tradimento di Giuda, colpevolezza dal parte dei giudei, condanna alla croce da parte di Pilato; comunicativa: l’ingresso a Gerusalemme, l’Ultima Cena, la cattura, la crocifissione, la sepoltura. Due momenti che narrano la storia della croce e del calvario.  Partendo proprio da questa riflessione nasce l’idea di questo scritto che vuole dare il senso interpretativo del calvario con cinque croci che si trova nell’area di Pendina, l’antico sito di Francavilla Angitola, il paese del drago, intorno al quale sorsero diverse chiese e conventi (chiesa di Santa Maria degli Angeli, Chiesa di Santa Maria delle Grazie, Convento degli Agostiniani calzati, Convento dei Riformati e il Convento dei Domenicani) che hanno influenzato la stessa vitalità della gente francavillese forte nella fede e animata nel rievocare la Passione di Cristo secondo circostanze ormai storicizzate dalla tradizione. L’antico borgo, casale della mitica Crissa che fece del territorio dell’Angitola il luogo dove si sono incontrate e scontrate nei secoli il mondo arabo e quello occidentale. Croce e Crocefisso sono molto venerati nei diversi paesi dell’angitolano: Pizzo, Monterosso, Francavilla, Maierato, San Nicola, Sant’Onofrio. La Chiesa romana celebra due feste in onore della Santa Croce: il 3 maggio, sotto il nome della Invenzione, ovvero della scoperta della vera croce, istituita in memoria di Santa Elena, madre di Costantino imperatore, l’anno 316, quando trovò il legno del martirio tra le rovine del calvario.  Sul posto, sant’Elena recuperò gli strumenti della passione: le funi per innalzare la croce, il cilicio per la flagellazione delle carni di Cristo, la lancia di Longino, la corona di spine. Il Calvario, dal latino calvariae locus, più tardi calvarium “luogo del cranio”, in aramaico gūlgūta (cranio) diventa la montagna simbolo dove si consuma l’ultimo atto del Figlio di Dio uomo e divino, e la triade delle croci diventa narrazione storica e scenica che oltre a narrare il Cristo crocefisso tra i due ladroni, l’evento storicizza la Sua Passione: le 3 ore che è rimasto sulla croce, la triplice condanna: il tradimento di Giuda, quello dei Giudei ed infine la deliberazione alla morte di croce da parte di Pilato. Dall’altro lato in alcuni paesi, come a Francavilla Angitola, nell’antico borgo di Pendina resite ancora oggi, in tutta la sua bellezza misterica, il calvario pentacrociato, in ricordo delle cinque piaghe di Gesù: alle mani, ai piedi e al costato. Una narrazione, quella dell’antico sito di Francavilla, nella provincia di Vibo Valentia, di richiamo francescano visibile nella narrazione celebrativa dell’Eucarestia: l’elevazione dell’Ostia in memoria dell’innalzamento della croce con la fune dopo avere inchiodato le mani e i piedi di Cristo; l’elevazione del calice in memoria della deposizione del Cristo dalla Croce e la sua sepoltura; il coprire con la palla denota il lenzuolo con il quale fu avvolto Gesù da Giuseppe e Nicodemo; il bacio alla tavola dell’altare in ricordo del bacio di Giuda, mentre l’Ostia insusa nel vino diventa il simbolo della Risurrezione di Cristo. Tutto questo ascolta chi sosta davanti al Calvario d Pendina, luogo della memoria del sacro e della tradizione, del mistero e del tempo di quella che fu la citta dalle quattro porte: Reale, Baffo, Portella e Mannacio,  il cui castello con ponte levatoio divenne la  chiesa parrocchiale dedicata a San Foca, il cui portale bronzeo, realizzato dall’illustre maestro Giuseppe Farina di Monterosso, ripropone in chiave di identità francavillese il Calvario dalle cinque croci icona della memoria del credente  del luogo, spettacolo dal quale non si deve mai distogliere lo sguardo.

 

Cinquegrana

antropologo