Sindrome del nido vuoto: cos’è e come affrontarla?

Viene definita sindrome del nido vuoto: quel profondo senso di smarrimento e sofferenza, che un genitore può trovarsi a provare di fronte all’allontanamento dei propri figli oramai divenuti adulti, dal “nido familiare”.

Dopo aver cresciuto per anni propri figli con amore e dedizione, ad un certo punto ogni genitore si trova a fare i conti con l’allontanamento della prole, ed inevitabilmente con l’ acquisizione di una loro maggiore autonomia. Che un pò alla volta lì porterà ad allontanarsi sempre più e per periodi più lunghi. Fino a giungere alla costruzione di una propria famiglia, e di una propria dimensione personale maggiormente distinta rispetto al nucleo originario.

Non tutti i genitori vivono tale processo allo stesso modo. E se alcuni riescono a superarlo tranquillamente mantenendo la propria individualità ben distinta dall’essere dei genitori, per altri questo può divenire un momento molto difficile.

I genitori più sensibili a sviluppare la sindrome del nido vuoto sono: coloro che non lavorando si sono unicamente identificati nel proprio ruolo di genitore, coloro che hanno in qualche modo messo la propria individualità in una posizione di secondo piano, un genitore solo che ha vissuto per la maggior parte in funzione dei propri figli, genitori che avendo un rapporto di coppia conflittuale hanno investito tutto sull’essere genitori e molto poco sulla coppia, coloro che hanno avuto difficoltà nell’ acquisire una propria autonomia, o che stanno attraversando un particolare periodo di stress, genitori iper-protettivi e dipendenti dai propri figli, i quali pensano questi non saranno in grado di assumersi le proprie responsabilità e di cavarsela da soli.

Sindrome del nido vuoto: Come possiamo provare a prevenire questa condizione

Per provare a prevenirla è importante ricordare, che la propria dimensione individuale deve rimanere sempre ben distinta da quella genitoriale. E che anche una volta divenuti genitori, pur occupandoci al meglio dei nostri figli, non dobbiamo mai dimenticarci di noi come individui, delle nostre esigenze, e quando c’è del nostro essere anche una coppia. Una dimensione che per poter funzionare, necessita nel tempo di proprie cure ed attenzioni.

Molte coppie entrano in crisi anche perché dimenticano cosa sono, e finiscono col trasformarsi unicamente in genitori. Investono tutto sui figli e si dimenticano di occuparsi del loro rapporto.

In questo modo perdono di vista non solo la loro relazione, ma anche la preziosa opportunità di costruire e poter contare sul supporto del proprio partner.

Solo in questo modo è possibile costruire delle solide basi per strutturarci come degli individui completi. Che possono essere si dei bravi genitori ma non solo. 

Al contrario se tutte le mie attenzioni sono rivolte ai miei figli al punto tale da annullare il resto, nel momento in cui l’unica cosa davvero importante dovesse venire a mancarmi, è chiaro che sarebbe grande il disagio al quale potrei andare incontro.

Sindrome del nido vuoto: come affrontarla quando si presenta

Una prima cosa importante da fare è provare a riconoscere cosa stiamo provando, non sottovalutarlo e non chiudersi. Perché tale condizione se non trattata potrebbe sfociare in un malessere ancora più grande, e in una vera e propria depressione.

Quindi condividere con persone di fiducia il proprio stato d’animo e le proprie preoccupazioni. Questo può già aiutare a recuperare maggiore serenità, e vedere la situazione in un modo più funzionale. Abbiamo la necessità dell’altro, di relazioni quotidiane gratificanti con le quali condividere e cercare di trovare insieme conforto e soluzioni.

Inoltre è importante:

Concentrarsi e intensificare i propri interessi (coltivare la propria individualità)
Creare nuove relazioni e momenti di buona condivisione e svago
Occuparsi della propria coppia, in modo da riscoprire tutto ciò che di bello possiamo fare assieme al nostro partner
Provare a dare fiducia ai figli, e convincersi del fatto che sono all’altezza di tale cambiamento. E che anzi tale allontanamento servirà a farli crescere e responsabilizzare, affinché possano divenire adulti efficaci.

Cosa non è utile fare

In tali circostanze è importante capire anche cosa non fare:

Cercare di non scaricare le nostre paure sui figli (sarai in grado di…? )
Provare a non colpevolizzare (a causa tua sto male…, da quando te ne sei andato…) perché questo creerebbe sia in chi lo fa ma anchein chi lo riceve un grande malessere
Evitare ricatti (visto che te ne sei voluto andare non contare più su di me…) i nostri figli hanno bisogno di crescere e acquisire una propria autonomia. Ma anche di avere dei buoni punti di rifermento, e sapere che i genitori lo amano e ci saranno nel momento in cui dovesse averne bisogno. Questo lo aiuterà ad affrontare al meglio tale processo di differenziazione e distacco
Non chiudersi in sé e negare la presenza di una difficoltà, in quanto la chiusura non aiuta né a trovare soluzioni né a sentirsi bene.

Paolo Peverini