Non amiamo meno i nostri figli se li lasciamo andare!

E’ sempre così. Quando il nostro bambino piange, scatta in noi la modalità protezione senza che ci accorgiamo della situazione in sè. Infatti come prima cosa, dobbiamo capire il bisogno del bambino: quello espresso; quello taciuto oppure quello mal espresso.

Scopriamo alcune di queste situazioni.

NEONATO CHE PIANGE

Per molti bambini la separazione dalla madre non è tollerabile, dal momento in cui siamo la loro fonte di sopravvivenza al momento della loro nascita.
Per questo il bambino piange disperatamente perchè risulta l’unico mezzo di comunicazione che dispone.
Piange perchè necessata di cure: cure alimentari, di igiene, di dolore o semplicemente di contatto.
Non fa altro, il neonato, che esprimere un bisogno primario che non si deve assolutamente ignorare e di cui bisogna rispondere per fargli capire che ci siamo per lui e non è solo.
Bisogno che lentamente svanisce quando viene soddisfatto.

BAMBINO DI 2 ANNI CHE PIANGE PERCHE’ NON PUO’ FARE QUALCOSA DI PERICOLOSO

Ad un certo punto cresce nei bambini il bisogno di esplorare il mondo che li circonda, non riconoscendo gli ostacoli e i pericoli che può incontrare.
Vietando, quindi, qualcosa che non è compatibile con l’incolumità, nessuno proverà dispiacere per il pianto del bambino, perché il divieto avviene per salvaguardarne la vita. L’accogliere questo bisogno sta proprio nella non concessione, nella protezione del bambino, ponendogli poi una giusta alternativa a quella determinata esplorazione.

BAMBINO DI 4 ANNI CHE PIANGE PERCHE’ VUOLE STARE SOLO CON LA MAMMA

Sotto determinati punti di vista, quando accade questo il bambino ci dice implicitamente se riuscirà o meno a stare senza la mamma. Non comunica un semplice bisogno, ma molto di più.
È un bambino con una bassa autostima, con la paura di non essere capace. Probabilmente lo mostrerà anche in altri modi, ma questo potrebbe essere uno di quelli che più confonde o viene travisato.
Premurose, le mamme daranno un input del tipo “Tranquillo bambino mio, non ti lascio mai”. In realtà così facendo non lo aiutiamo a prendere consapevolezza del fatto che è un bambino in gamba, capace, e che può farcela anche senza di noi. Che abbiamo fiducia in lui. Il più delle volte poi, privandoci noi di qualche cosa, che può essere il semplice fatto di andare a fare la spesa o una commissione o una cena, nutriamo un sentimento di rabbia o rancore nei confronti del bambino, vivendolo come la causa della nostra rinuncia e magari ci scappa anche di farglielo notare. Ed è un peso troppo grande per un bambino così piccolo. Lui può invece affrontare la separazione dalla mamma. Noi dobbiamo trasmettergli fiducia e tranquillità. Ne gioveranno la sua autostima, il rapporto madre/figlio e la serenità della mamma.

BAMBINO DI 6 ANNI CHE PIANGE PERCHE’ NON VUOLE ANDARE A SCUOLA

E’ capitato a tutti noi di non voler andare a scuola qualche volta alle elementari. Accogliere questo bisogno, non significa far stare a casa il bambino ogni volta che lo chiede, ma permettergli di essere sincero e di non metterlo di fronte alla necessità di inventarsi malattie varie per stare a casa. L’idea potrebbe essere ” Tu non vuoi andare a scuola, ma io oggi devo andare al lavoro, quindi prendo atto di questo tuo desiderio e mi organizzo per tenerti a casa un altro giorno.” Così si dà voce al bisogno del bambino, lo si accoglie, aiutandolo nel momento di transizione, facendogli comprendere che può dirci come si sente perché verrà ascoltato.

Non riusciremo a capire sempre e nell’immediato la distinzione tra ciò che vedo e ciò che realmente il bambino vuole comunicare. In alcuni casi ciò che dobbiamo fare è semplicemente “stare”, esserci, in altri invece dobbiamo comprendere che dietro quel “stai con me” c’è in realtà una richiesta di autonomia, di fiducia.
Anche dare ali per volare significa ACCOGLIERE I BISOGNI.

Quando i bisogni vengono accolti, il bambino acquisisce certezze rispetto all’amore di mamma e papà, sviluppa l’autostima, la fiducia nell’adulto, la capacità di ascoltarsi, di esprimere le proprie emozioni.
Non è mai tempo sprecato, non sono vizi che vengono alimentati, ma occasioni speciali per crescere, per comprendere ciò che è importante: l’amore, l’ascolto, l’accoglienza.

E proprio l’ascolto e l’accoglienza del bisogno del bambino fondano anche le radici della sincerità. Un bambino non sarà portato a dire bugie, perché sa di poter trovare ciò di cui sente il bisogno. E’ certo che l’adulto abbia fiducia in lui, si sente compreso, ascoltato,per cui non ha necessità di mentire. Creare un rapporto di reciproca fiducia permette a noi e al bambino di vivere un rapporto trasparente anche in un’età in cui possono nascere momenti di incomprensione. Se pensiamo per esempio all’età adolescenziale, possiamo immaginare come sia difficile alle volte esprimere se stessi e il proprio sentire davanti a genitori ed insegnanti. Si vede spesso un muro generazionale fatto di incomprensioni, giudizio, mancanza di fiducia e di onestà. Ma se si cresce in un ambiente accogliente rispetto ai BISOGNI, quel muro piano piano si sgretolerà e il dialogo ricomincerà a fluire.

I nostri bambini diventano grandi e lasciarli andare non significa amarli di meno. Significa permettergli di avere ali per volare lontano, certi di avere un nido sicuro in cui rientrare qualora ne sentissero il bisogno.

Paolo Peverini