“Auguri a li zziti” l’ultimo lavoro di Franco Torchia
Recuperabile presso il Centro di Cultura e Tradizioni Popolari di Francavilla Angitola (Vibo Valentia)
Furono i Sabini ad introdurre la conferratio, il matrimonio sacro il cui rito consisteva nel consumo tra la sposa e lo sposo di una pietanza della “far”, un cereale assai gradito ai romani per la sua durezza; una probabile lettura moderna del regalare alla futura sposa quanto allo sposo i cuori di mostaccioli (almeno nell’area angitolana). Fino a qualche tempo fa, nei paesi del meridione si faceva il pranzo del fidanzamento o di promessa: i maccheroni della Zzita, ancora oggi con il termine “pasta d’i zziti” si fa riferimento ad un tipo di filato alquanto grosso e lungo che meglio assorbe il sugo con carne di capra. Lo “Zzito” quanto la “Zzita” sono le forme dialettiche popolari calabresi e vibonesi in particolare del costume sabellico “Titus” e “Tita” la cui “T” si legge “Z” difronte alla vocale “i”.
Una storia lunga e complessa nei riti quanto nelle tradizioni che lo studioso di Francavilla Angitola, Franco Torchia, direttore del Centro di Cultura e Tradizioni popolari di questo luogo che recupero il mito del serpente, del drago dell’antica Crissa racconta nella sua ultima opera letteraria “Auguri a li zziti – scene di matrimoni a Francavilla”, P.S. edizioni di Roma.
In questo lavoro centinaia di fotografie in bianco e nero esaltano ogni momento celebrativo e augurale: il corteo per strada, il lancio dei confetti, la celebrazione eucaristica, i dolci e i liquori preparati per l’occasione, il ruolo dei testimoni, la presenza degli invitati. Una narrazione che
riporta il borgo di Francavilla Angitola ad un abbraccio affettivo quanto storico-sociale, ma anche del senso della festa in occasione della nascita di una nuova famiglia. Scrive Franco Torchia “Era raro nel passato, soprattutto nei nostri piccoli paesi, chiedere ad un fotografo di immortalare la cerimonia del proprio matrimonio. Non c’era conoscenza di questi mezzi; non se ne comprendeva l’utilità e non se ne avvertiva l’esigenza e, ove fosse, la possibilità economica metteva in secondo ordine quella che era solo un vezzo della gente facoltosa”.
Quasi 150 pagine che diventano dialogativi con una narrazione spazio-tempo fatta di semplice cose, di genuinità e di gesti in cui l’impegno per la figlia femmina, sin dalla nascita, era quello di prepararsi la dote – il mohar ebraico- e cucirsi l’abito bianco che lo avrebbe indossato per coronare il sogno della sua vita, in passato concretizzata anche attraverso atti notarili. Con una appendice in cui vengono elencate le cose che venivano date alla coppia da parte degli invitati: soldi, oggetti, promesse e quant’altro Franco Torchia, giornalista e studioso di cultura popolare, direttore di “quaderni francavillesi” l’apprezzata rivista che viaggia nel mondo lo ha voluto accanto il Professore José Luis Alonso Ponga della Università di Valledolid in Spagna. Il volume “Auguri a li zziti” che fa parte della collana “Il Drago, il Castello, le Grazie, può essere richiesto presso il di cultura e tradizioni francavillesi dove è in divulgazione anche la rivista “Quaderni Francavillesi” diretta dal ricercatore dell’angitolano in cui vi sono saggi di studiosi del territorio e non solo.
Prof. Pino Cinquegrana
Antropologo