COMUNICARE AD ARTE COMMUNICATION SKILLS

“Tutto il comportamento umano è comunicazione e tutta la comunicazione influenza il comportamento”
afferma Paul Watzlawick nella “Pragmatica della comunicazione umana”.
Non si può non comunicare”.
Sembra un concetto molto semplice, quasi scontato, eppure molti di noi non ne considerano le conseguenze: il non aver espresso alcuna parola significa non aver emesso suoni vocali ma rientra in un vero e proprio comportamento comunicativo. Capita, in certe situazioni, di avvertire l’esigenza di nascondersi dietro ad un atteggiamento che noi consideriamo neutro e distaccato ma che in realtà così non è. Abbiamo comunque fatto una scelta: quella di non comunicare e paradossalmente la comunichiamo.
I nostri pensieri, gli atteggiamenti, la volontà, i desideri, le contrarietà, possono essere non espressi direttamente ma ciò non ci difende dal rischio che qualcuno si accorga di loro, perché in un modo o nell’altro, trapelano all’esterno. In che modo? L’emotività, il suono e il tono della voce, i colori, la respirazione, la postura, la gestualità, la mimica, l’aspetto fisico, l’abbigliamento, un profumo, parlano un linguaggio misterioso, silente ma tremendamente esplicito.
La sensorialità ci rappresenta molto più di una parola pronunciata senza consapevolezza, tenendo sempre in debito conto che non è necessario dire sempre tutto quello che si pensa ma è necessario pensare tutto ciò che si dice.
Il pensiero è energia e plasma l’espressività. Il corpo è dotato di un linguaggio che supera le barriere dei codici simbolici tradizionali, al di là di ogni fattore di disturbo: rimanda ad un linguaggio universale, comprensibile ed immediato. Da qui il metodo di insegnamento del Fun & Fitness Language Practice Center © utilizzando il Kinesthetic learning e il total physical response.
Un elemento imprescindibile del processo comunicativo è l’ascolto. Un grande comunicatore è, prima di tutto, un grande ascoltatore. La volontà di aprirsi all’altro e la curiosità di conoscere quello che ha da dirci sono due premesse fondamentali per instaurare una buona empatia – dal greco empatheia, significa “sentirsi dentro” ovvero l’immedesimarsi nell’interlocutore fino a coglierne i pensieri e gli stati d’animo -.
“Ed ecco il mio segreto, un segreto molto semplice: è soltanto con il cuore che si riesce a vedere correttamente; ciò che è essenziale è invisibile all’occhio” scrisse Antoine De Saint Exupéry.
Un comunicatore che non ascolta è come un giocatore di ping pong che non riesce a prendere la pallina quando gli viene ribattuta dall’avversario. La retorica classica definiva questo aspetto con termine pathos ovvero il sentimento: come dev’essere l’ascolto?
In qualità di riceventi, diamo prova di comprensione se ascoltiamo con rispetto, senza interrompere, senza giudicare né criticare, eventualmente rivolgendo domande su quanto ci è stato esposto.

In qualità di emittenti, quindi di responsabili della comunicazione, dimostriamo comprensione se sappiamo utilizzare un linguaggio adatto all’interlocutore, preoccupandoci che il messaggio giunga in maniera chiara ed adeguata.
Nella società attuale, l’incomunicabilità è un lusso che non possiamo permetterci. Come scrisse il filosofo greco Aristotele, “l’uomo è un animale sociale in quanto tende ad aggregarsi con altri individui e a costituirsi in società” quindi, in quanto tale, non può isolarsi, pena la sua sopravvivenza fisica, mentale e spirituale. Il confronto con l’altro è fondamentale per crescere, migliorarsi, arricchirsi e soprattutto per conoscersi. “I limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo” afferma Ludwig Wittgenstein.
Chiarezza espressiva, codice linguistico adeguato, sintesi, autostima e tranquillità interiore sono elementi fondamentali per comunicare in maniera adeguata; vanno evitati in ogni modo il rischio di malinteso e dubbio.
Al contrario, un tono della voce troppo alto oppure apatico, un linguaggio inadeguato, scarsa competenza della materia, ansia e insicurezza sono nemici della buona comunicazione e sono considerati fattori patologici.
“Wise men speak because they have something to say, Fools because they have to say something”. 
Plauto
Secondo lo Psicoterapeuta e Teorico della comunicazione Paul Watzlawick, “in ogni comunicazione vi è un aspetto di contenuto e un aspetto di elazione”, intendendo sottolineare che “una comunicazione non soltanto trasmette informazioni ma impone anche un comportamento adeguato”.
Sono infatti sempre presenti sia un messaggio di contenuto – l’informazione, la notizia, l’oggetto, i dati – sia un messaggio di relazione – l’empatia implicita che viene trasmessa e percepita -.
Jonathan Swift sostiene che: “Le parole giuste al posto giusto fanno la vera definizione di stile”. Spesso è più importante il come comunichiamo del cosa.
Un medesimo messaggio può essere trasmesso con modalità differenti e ottenere feedback diversi a parità di significato semantico. Ecco i cinque elementi di cui tener conto mentre si comunica:
•comprensione;
•cortesia;
•chiarezza;
•coraggio;
•coscienza;
sono le cinque dimensioni della cosiddetta “penta comunicazione”, un modello innovativo globale di comunicazione, il cui slogan è ben rappresentato da: “La comunicazione a tutto tondo per una persona a tutto tondo: non c’è comunicazione senza l’aspetto psicologico e non vi è aspetto psicologico senza comunicazione”.
“Quando lungo la via o nel mercato incontrate l’amico, lasciate che sia lo spirito a muovervi le labbra e a guidare la vostra lingua. Lasciate che la voce nella vostra voce parli all’orecchio del suo orecchio; la sua anima tratterrà la verità del vostro cuore così come si rammenta il sapore del vino”.
Il Profeta” di Khalil Gibran.


Prof.ssa Paola Liverani 
Docente di Lingua Italiana e Inglese
Counselor Trainer & Life Coach
Founder & CEO del
Fun & Fitness Language Practice Center